Erboristeria olistica Piante officinali, energia, temperamenti umani e stati tissutali

Fondamenti per un' erboristeria olistica


Medicine Tradizionali ed olismo

Le Medicine Tradizionali sono tutte olistiche, poiché prendono in considerazione l’individuo nella sua individualità e lo mettono in relazione con la totalità. Si basano su principi filosofici e spirituali che spiegano i fenomeni della natura e nello stesso tempo della fisiologia umana e considerano la malattia come un disequilibrio energetico, da correggere o superare attraverso un nuovo equilibrio dinamico, per poter tornare in salute o evolversi ed attuare il proprio progetto di vita.

L’uomo viene considerato come un mediatore tra cielo e terra, un essere di natura divina, che deve vivere attraverso la realtà materiale, per poter tornare alla divinità, al tutto. Il suo stesso corpo riflette nel microcosmo il macrocosmo. I meridiani energetici corrispondono alle costellazioni, gli organi ai pianeti o agli elementi e le forze che agiscono nel corpo sono le stesse che agiscono, ad un livello macroscopico, nell’universo.

I dosha dell’Ayurveda, il qi, lo yin e lo yang della MTC agiscono nell’universo come nell’uomo e le loro leggi servono per comprendere lo stato di salute e malattia dell’essere umano. Le medicine tradizionali infatti non sono distaccate dalle scienze spirituali su cui si fondano, ma ne fanno parte.


Il principio formatore primario della Natura

Tutte le medicine tradizionali si basano su un principio creativo e formatore primario, dal quale si è creata e sviluppata tutta la realtà che conosciamo (Dio, Logos, Prima Materia, Brahman o Samhita).

Secondo le scienze spirituali e medicine tradizionali, tutta la realtà si è sviluppata dalla divisione di questo principio creatore primario in una coppia di opposti in grado di creare la dualità dell’esistenza e formare quella polarità che sottende ad ogni movimento.

Yin e Yang, Prakriti e Purusha

Nella MTC questa coppia di opposti è rappresentata da yin e yang, nell’Ayurveda da prakruti e purusha.

Lo yin è il principio femminile, il lato in ombra della collina, l’energia di contrazione, mentre lo yang è il principio maschile, il lato illuminato della collina, l’energia di espansione.

Purusha è l’energia cosmica spirituale, la coscienza cosmica impassibile e immutabile, mentre Prakriti è l’energia cosmica materiale, attiva e dinamica, che forma il tessuto della creazione.

Inoltre, tutte le medicine tradizionale considerano la realtà manifesta come l’insieme di quattro o cinque elementi primari.

Per le medicine tradizionali infatti la vita è un’unicità che si esprime attraverso la molteplicità.

I dosha

La Medicina Ayurvedica considera anche tre forze, i Dosha, presenti sia come forze formative nella Natura, che come impurità in equilibrio tra loro nell’uomo. Essi sono Pitta, Vata e Kapha.

Secondo l’Ayurveda infatti, dal Samhita, che è il valore unificante della vita ed etimologicamente vuol dire totalità, si originano quelle forze fondamentali che governano l’universo, i Dosha, il cui significato etimologico è impurità.

I Dosha determinano la manifestazione delle forme e la frammentazione dell’unità nella molteplicità.

Tale differenziazione viene considerata come un’imperfezione necessaria, al fine di consentire la vita, senza la quale non sarebbe possibile.

I tre dosha, che governano l’intero cosmo e coordinano anche le funzioni della fisiologia umana, sono Vata, Pitta e Kapha,.

In Medicina Ayurvedica i Dosha sono definiti anche come „gli ultimi irriducibili principi metabolici che governano la struttura psicosomatica dell’uomo.

Vata è il principio del movimento, l’eterno dinamismo della natura che controlla a livello cosmico il movimento dei pianeti, il soffiare del vento ed ogni trasformazione della natura, mentre nel corpo umano sottintende agli impulsi elettrici lungo i nervi, alla peristalsi degli intestini e presiede alle funzioni del sistema nervoso, circolatorio, respiratorio, dell’apparato locomotore ed escretore.

E’ formato dall’elemento aria e dall’etere.

Pitta è ciò che produce calore, quell’energia cosmica che fa ardere il sole e le stelle, il fuoco dello stomaco che digerisce gli alimenti, gli enzimi mitocondriali delle cellule del corpo umano.

E’ formato dall’elemento fuoco e da quello acqua.

Kapha è ciò che deriva dall’acqua, oppure ciò che unisce. Rappresenta il principio della coesione, che mantiene uniti i pianeti e le galassie e dà forma e compattezza al corpo, raffredda e conserva.

Promuove la crescita, dà energia e forza, lubrifica le articolazioni e sostiene il sistema immunitario, controlla l’equilibrio dei fluidi.

E’ formato dall’elemento acqua e da quello terra.

I tre Dosha possono essere messi in relazione ai tre principi filosofici dell’alchimia.

Solfo, Mercurio e Sal

Secondo l’alchimia, gli elementi fuoco e aria si ricombinano tra loro a formare il Solfo, l’aria e l’acqua formano il Mercurio e la terra e l’acqua il Sal.

Esistono in realtà alcune importanti differenze tra alchimia ed Ayurveda, sia tra gli elementi che tra i principi energetici formatori. Innanzitutto nell’alchimia l’elemento etere è considerato come il risultato del perfetto divenire degli elementi terra, aria, acqua e fuoco, la “quintessenza” della materia, mentre in Ayurveda è quell’elemento sottile che pervade il tutto, è lo spazio entro cui agiscono gli elementi nella natura.

Pur essendo Pitta formato da fuoco e acqua e non da fuoco e aria come il solfo, non possiamo però non cogliere una similitudine tra questi due principi.

Lo stesso possiamo dire di Vata e Mercurio, mentre tra Kapha e Sal l’analogia è praticamente perfetta.

Possiamo considerare Pitta e Solfo come i principi cardinali, cioè come quelle energie che generano le altre.

Vata e Mercurio sono i principi mutabili, in grado di innescare il movimento e le trasformazioni.

Kapha e Sal infine sono i principi fissi, che tendono a permanere, il substrato materiale delle cose. 

I cinque elementi

Un punto fondamentale in comune tra le medicine tradizionali è che esse descrivono la realtà materiale come un insieme di quattro (o cinque) elementi costitutivi.

Nell’Ayurveda gli elementi sono l’etere, l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra,

nella MTC sono il legno, il fuoco, la terra, il metallo e l’acqua e nella Medicina Tradizionale Mediterranea sono il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra.

I quattro o cinque elementi rappresentano le forze energetiche che sottendono alla materia. Non esiste nulla in natura che non sia composto dall’interazione di questi aspetti dell’energia.

Gli elementi creano, sostengono e distruggono la materia e allo stesso modo creano il corpo, la mente e la personalità umana. Inoltre, le relazioni individuali dell’essere umano con gli elementi determinano la qualità della sua esperienza.

Secondo Empedocle la forza che unisce tra loro gli elementi è l’amore, contrapposto all’odio, che li divide ed ostacola ed è nella lotta tra amore e odio che si produce il dinamismo vitale, quella differenza energetica di potenziale, artefice dell’evoluzione.

Nell’ordine, dal più sottile al più grossolano, essi sono il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra. Nell’aria è contenuto anche il fuoco, nell’acqua sono contenuti il fuoco e l’aria e nella terra sono contenuti tutti gli altri elementi. In natura essi non sono presenti in forma pura, ma in commistione tra loro.

 

La Medicina Tradizionale Mediterranea come fondamento dell’Erboristeria Olistica in Occidente

Per poter praticare un Erboristeria Olistica nel nostro mondo occidentale, la medicina tradizionale di riferimento è la Medicina Tradizionale Mediterranea. La MTC e l’Ayurveda rappresentano le più grandi e antiche medicine tradizionali olistiche, ma si basano su culture e filosofie differenti dalla nostra, nate in un ambiente fisico e sociale molto differente dal nostro. Praticare un Erboristeria basata su di esse in occidente non può che essere una semplificazione, per motivi culturali e pratici.

Ad esempio, le piante medicinali usate in oriente, pur facendo ormai parte della fitoterapia occidentale, presentano problemi di reperibilità e sicurezza. Alcune piante usate in Ayurveda e nella MTC sono considerate da noi tossiche e non possono essere utilizzate. Nella MTC si usano anche piante velenose, sebbene svengano opportunamente trattate con procedimenti complessi e somministrate in dosi molto piccole. Un esempio è l’aconito, una delle piante più velenose al mondo, che può provocare la morte anche in piccole dosi. In occidente, tali piante vengono usate, opportunamente diluite e dinamizzate, in Omeopatia, ma con principi e metodi decisamente differenti da quelli usati in erboristeria.

Inoltre, le piante orientali non si sono evolute insieme agli uomini occidentali e dal punto di vista energetico possono presentare una minor affinità, rispetto a quelle “nostrane”.

Fin dai tempi antichi gli uomini hanno usato le piante per nutrirsi e per curarsi e nell’arco di migliaia di anni esse sono cresciute, hanno interagito e si sono evolute con noi.

Per questo motivo una malva, una piantaggine, un’achillea, una camomilla, un tarassaco sono molto più affini all’energetica dell’uomo occidentale, rispetto a uno zenzero, una curcuma, un’assafetida, una rehmannia.

Tali piante, per necessità curative, possono tranquillamente venire utilizzate anche dagli occidentali, ma in caso di proprietà ed energia simile, per motivi di affinità, sarebbero da preferire quelle della nostra erboristeria tradizionale.

Ma non è solo una questione di piante.

Anche negli aspetti energetici del macrocosmo e microcosmo ci sono delle differenze di non poco conto, che fanno correre il rischio di usare dei modelli astratti, non riscontrabili nella nostra realtà.

Ad esempio, nell’Ayurveda l’aria viene considerata soprattutto secca, mentre nella MTM calda e umida, probabilmente, ma non necessariamente a causa della differenza di clima. L’aria infatti tende a muovere la terra, a trasportare acqua e ad andare verso l’alto; se scaldata dal fuoco, caldo e secco, diviene meno umida, se appesantita dal freddo (carenza di fuoco) o dall’acqua, tende a diventare più umida.

Nell’Ayurveda l’aria viene assimilata più al vento, che provoca aridità e non è considerata né calda né fredda.

Nella MTC gli elementi sono totalmente differenti rispetto a quelli della MTM e le similitudini tra fuoco e fuoco, terra e terra, acqua e acqua sono in parte apparenti. La terra in MTC è umida, mentre in MTM è secca, l’elemento fuoco è più moderato, come si deduce ad esempio dalla tipologia umana fuoco, molto differente da quella del bilioso.

La differenza fondamentale è data infatti dai temperamenti, ricavati da tipologie umane solo in parte comuni.

I temperamenti umani della MTM non possono essere messi in relazione con quelli della MTC, senza commettere errori grossolani e senza fare grosse semplificazioni.


Correlazione tra i temperamenti umani e i dosha

In parte è possibile collegare i temperamenti umani con le tipologie ayurvediche, ma anche in questo caso le corrispondenze non sono perfette e si notano soprattutto tra i tipi misti.

Ad un primo sguardo, basandosi soprattutto sulle caratteristiche psicologiche, ma senza approfondirne le qualità e gli elementi, si potrebbe erroneamente pensare che il tipo vata corrisponda al malinconico, il tipo qapha al flemmatico e che il tipo pitta corrisponda al bilioso. Tenendo conto delle qualità e degli elementi corrispondenti alle tipologie ayurvediche, abbiamo infatti:

Pitta: caldo e umido, elementi fuoco e acqua, elemento liquido olio

Vata: secco, elementi aria ed etere (spazio), elemento gassoso

qapha: freddo e umido, elementi acqua e terra, elemento liquidi acqua

Ricordiamo le qualità e gli elementi corrispondenti alle tipologie della Medicina Ippocratica

Bilioso: caldo e secco, elemento fuoco, umore prevalente bile gialla

Sanguinico: caldo e umido, elemento aria, umore sangue

Flemmatico: freddo e umido, elemento acqua, umore flemma

Malinconico: freddo e secco, elemento terra, umore bile nera

Per cui il bilioso, il tipo fuoco, non corrisponde al pitta, che invece è molto più simile al sanguinico, che è il tipo aria, (ma l’aria mediterranea non è la stessa di quella dell’Ayurveda).

Anche il malinconico non è sovrapponibile con il tipo vata, pur avendone in comune la tendenza alla secchezza, rigidità e in parte la descrizione psicologica e tendenza patologica. Persino il qapha non è sovrapponibile con il flemmatico, pur avendo in comune le qualità di freddezza e umidità, che nella calda India sono da considerare un vantaggio in termini di salute. Certi tratti e caratteristiche psico-fisiche sono più tipici del sanguinico che del flemmatico.

Se analizziamo con più attenzione le caratteristiche differenti dei dosha e degli umori, possiamo mettere meglio in relazione le tipologie della Medicina Tradizionale Mediterranea con quelle dell’Ayurveda:

Bilioso = Pitta-Vata e Vata-Pitta

Sanguinico = Pitta-Qapha

Flemmatico = Qapha-Vata e Qapha-Pitta

Malinconico = Vata-Kapha


Effettuando un ragionamento opposto, possiamo trovare le corrispondenze delle tipologie ayurvediche in quelle della MTM:

Pitta = Bilioso-Sanguinico

Vata = Malinconico-Bilioso

Qapha = Flemmatico-Sanguinico

Pitta-Vata = Bilioso

Vata-Pitta= Bilioso

Vata-Kapha = Malinconico

Kapha-Vata = Flemmatico

Tridosha = Temperato

 

Fondamenti per un’Erboristeria Olistica

Per poter praticare un’Erboristeria Olistica in Occidente è fondamentale innanzitutto avere come solida base un sistema filosofico e spirituale, in grado di descrivere la fisiologia e patologia dell’essere umano in rapporto ai fenomeni energetici e spirituali della natura.

Questa base ci è fornita dalla dottrina degli elementi, su cui si fonda la Medicina Tradizionale Mediterranea.

La fisiologia e la patologia dell’organismo umano possono essere interpretate attraverso l’equilibrio e disequilibrio degli elementi, che materialmente possono essere rilevati attraverso le qualità di calore, freddo, secchezza e umidità o attraverso i quattro umori, flemma, sangue, bile gialla e bile nera.

Ad un livello più scientifico, ma pur sempre energetico, la patologia e i disequilibri dell’organismo possono essere interpretati anche attraverso i sei stati tissutali, espressioni delle quattro qualità e dei due stati tissutali lasso e stretto.

La comprensione dei sei stati tissutali permette di rendere più precisa l’energetica delle piante medicinali necessaria per correggerne gli squilibri.

Un altro pilastro fondamentale per la costruzione di un’Erboristeria Olistica Occidentale è quello di considerare la persona da trattare come un individuo unico in rapporto col tutto.

Per questo è importantissimo saper inquadrare una persona a livello costituzionale, per sfruttare le potenzialità e correggere gli squilibri del terreno che lo predispongono alla malattia.

Se non in particolari circostanze e per periodi limitati, può essere inutile e dannoso per una persona debole, di costituzione fredda e con tessuti denutriti e funzionalmente depressi, assumere delle piante medicinali di energia fredda e utili per lo stato tissutale di calore-irritazione.

Oltre a conoscere le caratteristiche individuali della persona da trattare, è altrettanto utile valutare la sua condizione generale (energetica, psico-emozionale, situazionale). Se una persona è denutrita e depressa funzionalmente a livello di un dato tessuto o organo (ad esempio lo stomaco), perché sta attraversando uno stato di malinconia dovuto alle sue relazioni e condizioni sociali, è utile nutrire e stimolare quel tessuto o organo, ma è altrettanto utile trattarne la malinconia e stimolarne le risorse psico-emozionali, conoscendo l’azione degli umori e degli organi sull’umore e viceversa e le cosiddette proprietà spirituali delle piante.

E’ fondamentale considerare un sintomo come un’espressione locale di un disequilibrio energetico generale. Per agire in senso olistico è necessario collegare il sintomo al disequilibrio energetico della persona, sfruttando la dottrina degli elementi e degli umori, gli stati tissutali e trattare il terreno e la condizione di disequilibrio che genera il sintomo. Per fare ciò è importante considerare gli assi e i circuiti umorali, per agire a monte della produzione umorale responsabile della manifestazione di disequilibrio.

Ad esempio una manifestazione cutanea andrà interpretata, non come una malattia a se stante, ma come un tentativo dell’organismo di spingere verso la periferia e di espellere delle tossine o delle scorie umorali e trattata di conseguenza, comprendendo nella sua manifestazione l’umore in disequilibrio e agendo alla base del disequilibrio nella sua produzione in un dato asse (ad esempio a livello di stomaco e fegato in caso di dermatite causata da eccesso di bile gialla, o su stomaco-testa-polmoni-intestino in caso di una dermatite espressiva di un eccesso di flemma).

Per praticare un’Erboristeria Olistica è anche importante conoscere le leggi terapeutiche di azione e reazione, della direzione dei sintomi e della crisi di guarigione, per verificare i passaggi del processo di guarigione, o rendersi conto della necessità di cambiare la cura.

Su questi pilastri è possibile costruire la conoscenza dell’energia delle piante medicinali, altrimenti fine a se stessa, se non integrata con i principi fondamentali alla base di essa.

Delle piante, oltre alle proprietà erboristiche specifiche, è fondamentale conoscerne l’energia, integrando le conoscenze delle Medicina Tradizionale Mediterranea con quelle dell’Erboristeria Ayurvedica e Cinese, il cui sviluppo non si è fermato con la fine del medioevo, ma è andato avanti, di pari passo con l’evoluzione culturale, medica e scientifica.

Per praticare un’Erboristeria Olistica è necessario conoscere di ogni pianta medicinale la sua energia in termini di qualità e influenza sugli stati tissutali, ricavandola dal sapore, dalle sue qualità, dal suo effetto post-digestivo (vipaka), dall’influenza sui dosha e quindi sugli umori. Inoltre, per ampliare le possibilità di comprensione e cura dei disequilibri energetici dell’organismo, è importante considerare le affinità delle piante medicinali in termini di elementi, pianeti e conoscerne le proprietà spirituali.

In ultima analisi, affinchè la cura olistica sia efficacie, è necessario stabilire la corretta posologia e riconoscere gli effetti delle piante officinali durante il processo di cura e guarigione.


Gli otto fondamenti per un' Erboristeria realmente Olistica

Riassumendo, i fondamenti per un’Erboristeria Olistica sono:

-     I cinque elementi nell’architettura energetica della Natura

-     La fisiologia energetica e la patologia umana: elementi, umori e stati tissutali

-     Il sintomo locale è un’espressione di un disequilibrio energetico globale

-     La persona è un individuo singolo in rapporto con il tutto: temperamenti umani, età della vita, stagioni, stato psico-emozionale, situazione particolare

-     Prevenzione e riequilibrio energetico-costituzionale

-     Proprietà energetiche e spirituali delle piante medicinali

-     Le leggi energetiche del processo di guarigione

-     La corretta posologia in base al livello d’azione delle piante medicinali

 

Copyright di Giorgio Banfi

Tratto da "L'energia delle policreste" (tesi di Naturopatia di Giorgio Banfi) e da "Erboristeria Olistica" (testo di Giorgio Banfi)

Nessuna parte di questo testo può essere riprodotta senza il consenso dell’autore e a patto di citarne comunque l’autore e la fonte